e questo buio che sollievo

Strimpellata rudimentale d’una vecchia canzone del Guccini. L’appenninico poeta coglie l’occasione d’un black out per alcune riflessioni e digressioni. Il medioevo come mito, come rifugio dal vivere odierno (anche se, come osserva, era tempi ben più scomodi che adesso). Del resto ricordo da bambino ero assai divertito quando andava via la luce e in casa si accendevano le candele, giudiziosamente riposte in un angolo della credenza. La luce fioca, il silenzio, le grandi ombre vibratili sul muro, il parlottare dei grandi senza il ronzio della TV, era un salto in un altro mondo. Certo che la faccenda era seria, penso ad esempio a chi ha bisogno della corrente anche per questioni di salute, ma la sensazione di strana imprevista festa allora mi catturava, complice istintivo delle novità.

Non riporto il bel testo, comunque facilmente reperibile in rete, per chi ama soffrire, c’è invece la mia strimpellata alla buona, rigorosamente live.

 

 

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4 risposte a e questo buio che sollievo

  1. Le candele, in casa nostra, non mancavano mai. Retaggio della guerra passata da poco. Mi sono iscritta al tuo canale.

    • diegod56 ha detto:

      è vero cara Princy, spesso nominavano la guarra in quei frangenti (del resto era davvero finita da poco quando ero piccolo)

  2. popof1955 ha detto:

    Eh si il problema odierno non è più la luce ma le pompe delle caldaie per il riscaldamento, oltre al funzionamento di apparecchiature particolari.

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