Per me rimane un enigma. Perché la grande musica barocca, intessuta di malinconia, è così affascinante? Perché certe fughe di Bach evocano una vertigine, una sensazione d’abisso verticale? Perché una canzone di Amalia Rodrigues è così intrisa di malinconia, che ti agguanta e non ti lascia, fino all’ultima nota?
La musica, quando ti piace, è sempre comunque un enigma. Una finestra che si affaccia sul lato sconosciuto dell’orizzonte, quello che non vedi mai, ma c’è. La musica è un enigma, anche chi conosce ogni piega del pentagramma non puo’ spiegarne fino in fondo la suggestione.
non serve cercare sempre di capire…
si cara Poetella, ma in fondo io amo più le domande delle risposte
bella strategia per non soffrire troppo…
ma no cara Poetella, è proprio l’atteggiamento filosofico che determina questo: è nella domanda il segreto, non nella risposta, perchè la domanda «mette a nudo» l’anima di chi la pone, anche a se stesso
è vero che la tua poesia è apparentemente assai «dichiarativa», ma il velo è quello dell’allusione: un oggetto, un istante, una vibrazione, per raccontare un «tutto» mai rivelato fino in fondo
già…
approvo l’esauriente spiegazione.
Bello…
tu, cara Princy, sei un’esperta di musica, io invece mi arrangio con un po’ di filosofia…
mi pare Cioran disse più o meno che “senza la dittatura del concetto, la musica avrebbe soppiantato la filosofia”
la filosofia non puo’ essere rimpiazzata, perchè viene «prima» di ogni forma di pensiero; la musica però non puo’ certo esser rimpiazzata dalla filosofia, anche se le due di certo, fra loro, si vogliono bene