Ho grande comprensione per l’ira degli operai della Electrolux. Però faccio notare le retribuzioni insultanti, quando di tratta di giovani, sono spesso la norma. La globalizzazione non è diffusione della civiltà, ma un riuscito tentativo di annegare la civiltà nel grande mare dell’inciviltà. Inciviltà tecnologicamente avanzata, la peggiore.
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Meta
Ah perbacco mi trovi sodale. Con un collega si diceva tempo fa che ci piacerebbe introdurre la divisa come in Giappone e Inghilterra; dello sbracalume degli studenti, specie maschi, non ne possiamo più; ma quello che irrita è quello dei professori. La forma è sostanza altro che. L’estate poi fa fiorire inutili zoccoli. Un mio maestro di arti marziali, monaco buddista, diceva, L’abito non fa il monaco però fa il monaco. In una parola è l’aggressione del brutto, dell’ignorante, dello sciatto, dello schifoso che ogni giorno ci tiene sotto attacco. È distruttivo, siì. Sta bene.
grazie ottimo Pasquale; in effetti hai letto da una prospettiva davvero interessante, e opportuna, la mia perorazione
Optimus come il burro. Il nostro compagno Biuso fa campagna per le buone maniere di cui il vestire con proprietà di linguaggio, non è un bisticcio, è parte integrante. Del resto Le recherche è scritta in giacca e cravatta dalla prima all’ultima parola e anche tutto il mio amico Saramago. Diffido degli autori scamiciati e fradici come Bukovsky, anche la loro scrittura puzza di camicia sporca su un corpo sporco. Cèline, che pure non era una suorina al bagno, non c’è foto in cui non lo si veda impeccabile. C’è in Le salaire de la peur, preistorico film con Montand, uno dei personaggi, un tedesco antinazi che all’osservazione, ( traduco a memoria) Forse tra un minuto siamo morti e tu ti fai la barba, risponde, Sì, se devo fare il cadavere cerco di essere un cadavere presentabile.
Saludos
grandioso il riferimento alla tanatoestetica, grazie
ho un amico che ha un negozio di abiti maschili, quando lo vedo gli accenno a questa faccenda dell’eleganza come sostanza
Guarda che cosa ho scovato tra i miei appuntiti, inedito, tò solo per te. Ora basta.
A parte la villania di molti atteggiamenti, la cialtroneria ciabattona del mondo in cui viviamo – io patisco molto in prossimità degli esami estivi quando cominciano ad apparire studenti in infradito e professori in zoccoli. Sarà ma desidero spesso una divisa per tutti, un kimono chissà – non credo che la questione si possa sbolognare intendendo per stupidi quelli che si attaccano al telefonino e sapienti quelli che non lo fanno. Mi pare ben detto che viviamo in un ambiente malato, compulsivo, tossico attaccato forse a plurimi cordoni ombelicali di cui credo le cose, specie quelle che, come matrigne benevole, promettono meraviglia e illusione, siano i succedanei simbolici. Insomma la faccenda è grave perchè tutto questo è sì sintomo ma anche focolaio epidemico. E attenti perchè occorre essere secondo me, tanto lucidi da domandarsi chi di noi, ammesso e non concesso che si appartenga alla categoria dei non stupidi, non è salito su un autobus, si è seduto e, come si dice, non ha guardato il proprio cellulare. Perché, per fare che cosa o nella speranza di che cosa: di un messaggio, di un nuovo avviso, di un mutamento repentino della facies del telefono. In attesa insomma di un Godot . Voilà quale mai messia ci si aspetta. A meno che, così mi è stato riferito oggi da un burlone, in una società stitica, chi non la fa, l’aspetti.
grazie ancora, caro Pasquale, un inedito è un bene di lusso
lasso più che lusso, anzi prolasso.
sembra irrisolvibile…
forse, cara Princy, bisogna separare le questioni di principio generali dalla soluzione dei problemi immediati, cercando magari un (brutto) compromesso; comunque è una situazione poco piacevole certo