Gli scaffali sono stracolmi, i portafogli di molti giovani, di molti fra i cittadini non garantiti in qualche modo, sono vuoti.
È assurdo: proprio quando la capacità umana di produrre cibo, beni, servizi è al massimo della sua potenza, aumenta la miseria, la disperazione, l’umiliazione. Si genera sul pianeta una quantità di ricchezza smisurata, ma sempre meno viene redistribuita perchè servono sempre meno braccia, meno esseri umani.
È finita da tempo l’epoca in cui i bisogni individuali si possono soddisfare con la correlazione fra un posto di lavoro e un reddito. Perchè mai un essere umano ha diritto di vivere solo se ha un lavoro retribuito? Chi lo ha deciso?
Da tempo le cose migliori, come letteratura, come musica, come cultura, come socialità, come inventiva, come politica, sono prodotto di gente che lo fa per passione. La catena al collo per cui devi fare solo quel che ti consente di ricevere, per la bontà di qualcuno, un salario, sta mostrando quanto sia una vecchia concezione.
Per prima cosa capirlo noi stessi: non è il lavoro pagato che nobilita, ma è l’agire umano che nobilita, è l’essere attivi ciascuno secondo le proprie qualità, che nobilita.
Non lo vogliono ammettere, ma il modello: un lavoro individuale, un reddito, è ormai finito. Ci si dibatte in una crisi senza uscita, causata dalla malsana idea che pagare poco le persone e farle lavorare di più sia la cura, che è come dire di curare l’anemia con il salasso.
Il reddito di cittadinanza è per me sacrosanto, indiscutibile.
Colgo l’occasione per segnalare l’ottimo articolo della rivista Diorama Letterario.
Condivido per intero le tue riflessioni, caro Diego.
La similitudine con il salasso/anemia vale da sola interi trattati di economia.
E ho apprezzato anche l’articolo di Alain de Benoist su Diorama Letterario. Grazie.
son contento, caro Alberto, che ti piaccia la similitudine.
C’è da dire che l’articolo di A. de Benoist su «Diorama Letterario» l’ho trovato grazie alla segnalazione sul tuo sito, sempre ricco di suggerimenti interessanti e non banali
Temo di non essere d’accordo proprio su un punto focale, cioè il reddito di cittadinanza.
Ma su tutto il resto, che non è poco nè indifferente, lo sono molto.
Sicuramente, cara C.D., sono molti coloro che hanno dei dubbi sull’efficacia di questa idea.
Nell’articolo del «Diorama Letterario» c’è una trattazione abbastanza esaustiva anche delle obiezioni, fra le quali la più condivisibile è che questo «obolo» sia in sostanza un modo per «addormentare» ogni intento rivoluzionario e di autogestione rispetto al potere, i poteri
ovviamente io ho enunciato secondo la mia opinione
diciamo che come tutte le scelte, ha i suoi pro e i suoi contro, e a mio avviso gli elementi a favore sono maggiori di quelli a sfavore