Sono entrato in S.Giorgio che era in corso una messa. Non so se fosse un rito ortodosso, ma il ritmo lento delle preghiere, le donne russe coi veli al capo e ai fianchi, l’incenso, tutto conferiva un’atmosfera da chiesa d’oriente. Dalle finestre in alto, subito sotto la cupola, le strisce di luce verso il pavimento erano dense, lattiginose, per lo spessore dei fumi d’incenso. Già sottoripa sembravano gli odori e i rumori di Istambul, e invece in S. Giorgio, è odore, rumore sommesso, bisbiglio, mistero di Bisanzio.
Genova è troppo incredibilmente densa, nemmeno i turisti riescono a renderla banale. Più avanti, son riuscito quasi a perdermi. Dai vicoli, sulle soglie, gambe accavallate color cioccolato e gambe color candido latte. Aspettano chi, pagando, prova la più antica medicina al dolore di vivere. Eppure non è come un brutto e banale viale della periferia. È Genova, e nel ventre di Genova tutto è poesia.
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Meta
Nulla riesce a rendere Genova banale, grazie di questo post veramente poetico, sono contenta che i miei articoli ti ispirino il desiderio di ritornare a Zena!
i tuoi articoli sono magnifici, dovrebbero metterli nel periodico della Carige «La Casana», secondo me, hanno un grande valore per questa incredibile città
Grazie di cuore Diego.
bellissima descrizione di una città che amo…
è anche una città che è migliorata, direi, negli ultimi trent’anni; grazie buon allegria
non era difficile migliorare sotto alcuni aspetti… :)
bello, bello, bello!
grazie cara Marina