la voce, la musica, studio e passione.

Pino La Rocca è un tenore presso l’importante gruppo vocale «Il Convitto Armonico», una realtà musicale che ha sede alla Spezia ma rilevanza nazionale ed internazionale; il Coro ed il Direttore Stefano Buschini hanno ricevuto lusinghiere recensioni da riviste internazionali specializzate nella musica antica e corale.
Questa breve conversazione ha per tema, ovviamente, quell’affascinante aspetto della musica che è il canto, il canto della voce umana.

D. – la voce, è uno strumento musicale particolare, oppure ha peculiarità del tutto dissimili da uno strumento «oggetto»?

P. – Grazie per la domanda, anche se in Italia diventa scabrosa, dato che per anni il canto veniva considerato, persino nei conservatori, il fratello povero della musica.
E’ risaputo che il canto e’ stato per anni il «ripiego» per chi, pur amando la musica, non riusciva ad imparare uno strumento.
E cosi’ abbiamo al secolo cantanti anche famosi che non conoscono la musica!!!!
Tanto per fare un esempio, in Olanda (Paese che nella storia della musica pesa 1/1000 dell’Italia) il canto e’ complementare obbligatorio per tutte le classi di conservatorio.
Il nostro apparato vocale e’ uno strumento affascinante e quasi perfetto, ma come tutti gli strumenti ha la sua tecnica (anzi, meglio dire diverse teorie sulla tecnica) e deve essere curato al meglio.
E, a differenza di uno strumento “esogeno” la vibrazione è proveniente dall’interno, anzichè percepita con i sensi del tatto e dell’udito.
Anche se occorre abituarsi all’autoascolto, l’emozione nel sentire dentro la musica non è da poco.

D. – In effetti non avevo mai pensato all’intimità con la musica che comporta il canto, cioè l’essere fisicamente lo strumento; alla luce di questo,  tutti possono accostarsi al canto, ai livelli elevati del vostro gruppo corale, oppure bisogna avere comunque una base fisiologica adatta?

P. – Premetto che quella che tu chiami intimita’ del canto non deve chiuderci in un guscio: la sensazione interna della musica è quella “originaria”, mentre l’emissione, cio’ che viene percepito all’esterno, viene mediata con i risuonatori del nostro corpo (naso, seni paranasali, struttura ossea e
cartilaginea) e non tenere presente cio’ potrebbe creare … equivoci fra l’intenzione ed il risultato. E’ sempre utile riascoltarsi registrandosi o facendosi aiutare da un’altra persona. E non solo per i principianti. I veri professionisti o ricorrono periodicamente ad un insegnante di canto oppure si ascoltano tra di loro; non dimentichamo che il nostro corpo sente il passare del tempo.

Quanto alla questione successiva non credo ci sia una risposta precisa: ci sono certamente persone che hanno spontanea l’impostazione per il canto, ma, come per la maggior parte delle arti, lo studio, l’applicazione, mettersi in gioco con umiltà e voglia di imparare ed un pizzico di fortuna nell’incontrare persone che sappiano trasmetterti i segreti e l’entusiasmo sicuramente nel tempo porteranno risultati non disprezzabili. Tanto per fare un esempio, nel Convitto Armonico su circa 20 cantori saranno al massimo 2 quelli con la dote naturale (ben poco utile comunque senza una base di studio della musica e della tecnica).
Noi altri abbiamo alle spalle lungo tempo di studio della musica e, soprattutto, del canto. Un percorso che non finisce mai: ciascuno frequenta regolarmente un maestro di canto ed organizziamo seminari e masterclass con insegnanti di tecnica vocale (lo scorso weekend eravamo tutti impegnati con Ghislaine Morgan, preparatrice vocale del Sidney Sussex College di Cambridge – quello di David Skinner). Stefano Buschini, così come Marco Montanelli, Direttore artistico e Stefano Baldi, preparatore vocale, a loro volta studiano e si aggiornano continuamente, oltre a fare continua opera di ricerca sulle fonti tra archivi (spesso “polverizzati” in diverse locazioni), trascrizioni ed edizioni (talvolta da interpretare…).

Ovvero… non solo nessuno nasce imparato, ma non si finisce mai di imparare!
Mi dispiace sentire tanti cori italiani e stranieri con ottime voci, ma pessimamente educate e qui torniamo al punto precedente: nessuno farebbe mai un concerto di pianoforte o quant’altro senza un’adeguata formazione, mentre qualcuno ancora pensa che per un coro basta andare là e sgarganare, come se in mezzo a 30-40 persone nessuno si accorga di quello che accade dentro (sic!).

E, peggio ancora, si sentono professionisti i quali, oltre a sfoggiare una certa dose di superbia, alla fine cantano a livelli non coerenti con le loro credenziali (pianisti mancati!?).

D. – In effetti, forse qualcuno ha un’idea di coro un pò troppo «dopolavoristica», mentre è sicuro, e me lo confermano le tue parole, che un coro «vero» necessita un lavoro, uno studio costante, un grande impegno; ma, dal punto di vista dell’ascoltatore, come è possibile educarsi, come è possibile capire meglio le qualità del canto che ci viene proposto? hai un suggerimento, oltre a quello, ovvio, di seguire il Convitto Armonico?

P. – Credo che sia un po’ come tutte le attività: considero che «nisciun’ nacque imparato»  il saper riconoscere ed apprezzare la musica e’ frutto di esperienza d’ascolto, ovvero di educazione dell’orecchio. Pero’ non sempre è vero che un musicista possa capire a prima vista cosa ha davanti. Non è possibile certamente conoscere a memoria tutti i gruppi, ma un vero Musicista non pone mai un muro di presunzione tra se e chi, magari alle prime armi, sta cantando. Talvolta coretti “di periferia” possono esprimere qualcosa in piu’ rispetto a cori già ben conosciuti, anche se magari sbagliano qualche nota.
Secondo me il primo trucco è ascoltare ed ascoltare tutto; poi cercare eventualmente l’impressione di qualcuno che abbia gia’ esperienza (impressione comunque soggettiva).
E poi… se qualcosa ti piace ascoltala, appaludiscila con buona pace dei perfezionisti!

Per concludere ti propongo due frasi esemplificative della gia’ citata Ghislaine Morgan, ovvero un compendio sul corpo come strumento musicale:

«Cantare è essenzialmente un atto fisico; il canto è un’un’azione che coinvolge vari muscoli; l’atto del cantare comporta pertanto uno sforzo
muscolare e quindi l’affaticamento. Cantare senza stancarsi e senza fare fatica fisica vuol dire non cantare correttamente.»

«Come ogni musicista, il cantante deve gestire uno strumento. Per il cantante lo strumento è il proprio corpo; in particolare, lo strumento del cantante è uno strumento a fiato che ha un motore di produzione della materia prima (aria) nella zona dello stomaco, una fonte sonora che sono le corde vocali ed una cassa armonica che è la zona sopra le corde vocali. Per cantare correttamente bisogna prima di tutto porre lo strumento nel suo giusto assetto.»

Ovviamente, con Pino, quando vorrà, torneremo a scrivere di musica, anche se, ovviamente, la musica va soprattutto ascoltata…

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meno scrivo, meglio è
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