Inni alla Luce

Scenderà dalle regioni della luce
là dove ebbe la sua prima face
musica e canto d’allegrezza piena
d’ogni paura immonda, vincitrice.

Porterà cerchi, fiamme, libagioni
forza che niente fermerà improvvisa
amore di sapienza senza posa,
incanto della mente che riposa.

Astro che sorgi nuovo all’orizzonte,
riempi di sostanza questo mondo,
riscatta dal profondo tanto male
libera l’ombra, accendi la scintilla.

Tratto da «Inni gnostici»

Non sono lettore abituale di poesia, ma leggere Inni alla Luce di A.G. Biuso è stato un autentico piacere.
Costante presenza sono i passaggi dalla notte al mattino e dalla sera alla notte, il sorgere e il tramontare della luce, e l’autore ama con tutto se stesso l’abbandono alla potenza evocativa di queste epifanie.
Ma non è poesia che si ripiega timida all’esperienza individuale, ma riverbera un potente senso cosmico. C’è il suono degli inizi, di canti primordiali. Si percepisce quanto Biuso sia, oltre che conoscitore eccelso, partecipe con tutto se stesso della cultura greca (non semplice studioso insomma).
E poi gli spazi, gli spazi geografici e temporali, la volta del cielo che da Oriente poi si tuffa in quel mare culla della mitologia, il Mediterraneo. Grande è la vastità che si respira queste poesie.
L’amore, descritto con tenerezza composta, fragrante e sanguigna, è esperienza personale. Ma anche l’intimità è incastonata in un racconto dagli echi vasti, amore che è comunque parte d’una storia antica, profonda, primigenia.
E’ sempre comunque la luce, la luce sorgente delle aurore, accompagnata da una musica antica di gaiezza incontenibile, la cifra fondante del tutto, di una potente e assoluta gioia che incatena, senza battaglia, anche la morte, nella sconfitta d’ogni tagliente dualismo, che poi è, a mio modesto avviso, anche il principio di fondo del Biuso filosofo.

dalla silloge «Il Poeta»

Il Poeta

Attendi che la mente s’allontani
dalle cose passate e dalle nuove,
non avvolgerti quasi fosse lume
nella corazza della tua memoria.
Spargi nel tempo il tuo canto ìlare
diffondi tra gli oggetti la tua voce;
presi nel cerchio d’una gioia antica
essi ti detteranno le parole


La morte

Bellezza lieve d’una aurora ebbra
al moto infinito del mare,
celeste incanto di perpetui giorni
che sfiora brezza ìlare di monti
d’un soffio tuo d’amore dileguarsi
come rugiada al sole d’orïente.

Soggetto

Illusione di essere al centro
dell’universo e di altri siti


Gatta

Seduta sulle mie ginocchia
seduta sul mondo perduto,
tu sai la malinconia del tacere
l’indifferenza del non umano.
Tu bianca e lucente, bella e lontana
infinitamente migliore di tanti
che superbi si dicono umani
e sono effimera traccia di sterco.
Apri al mio sguardo la tristezza
alle mie mani la carezza che salva,
messaggera felpata del nulla
ludica solitaria gattina!


Estate

Anche la notte fattasi matrigna
nasconde,
in sembianza ironica di stelle,
il torrido tiranno


Tramonto

Un riverbero lontano e tremolante
versa nella notte il candido prodigio.


Filosofia

La verità che tanto ci consuma,
svanita.


dalla silloge «Canti d’amore»


Ogni splendore

Il carnato del cielo è la tua pelle
il mare vi sussurra fantasie
mentre contemplo rapito gli elementi
di cui mirabile creature ti componi,
in te si racchiude ogni splendore
di nuove aurore, di lucenti climi


Tempo

Mi batti il tempo della vita breve
nello scandire dei nostri rari incontri
come dal cuore acceso d’una stella
mi brucio accanto alla tua figura
e ogni volta mi rimane quiete
insieme alla furia del desiderare,
pienezza senza limiti del mondo
ritmo pulsato dalle ciglia nere
che aprono e coprono quegli occhi
dai quali bevo luce, distillo pace,
quegli occhi la cui forma è la mia vita
d’una bellezza senza tempo pari


Risveglio

Ai timidi presagi dell’aurora
giovane anima alla giovane luce
destavi l’ardente desiderio
di riaverti; non solo eco d’un amplesso
(che la notte infinita abbarbagliava)
ma nell’aura tenera del giorno
adagiarmi nei tuoi occhi di zaffiro
aperti a un segreto incanto nuovo


Per la dolce memoria di quel tempo

Al lieve sillabare
del tuo amore
non posso offrire
Egeria trascorsa ninfa,
che le tenere parole
del silenzio.


I corpi

Vieni,
andremo oltre il cielo, alle fonti
dove più d’argo remote le ore
copriranno, discrete, i segreti
della nostra silenziosa passione.

Vieni,
ti porterò in un bosco d’amore
all’alba di un giorno più chiaro
dove il tempo, la fuga e la morte
svaniranno in ombre lontane.

Vieni,
e scendi nel silenzio leggero
dove non più le parole sonanti
ma solo gli immemori gesti
diranno il segreto dei corpi.


Il tempo

Lo spazio che disegni intorno a te
è il colore del mare che tramonta,
sei l’ampia distesa delle sere
lo slargo che riempie la mia pace


tratto da «Didone e Arianna»

Adesso che il buio m’avvolge
tremula la luce e s’allontana
degli amori regali fra di noi;
che il sangue irrori il corpo
una volta per lui adorno
di dolci fiori colti all’imbrunire,
solo rimanga a spandere i suoi lezzi
il Loto signore d’oblio; di me
dimenticata
che più nessuno serbi la memoria.

————————————————-

Alberto Giovanni Biuso
Inni alla Luce
Editrice Petite plaisance, Pistoia
2006
Pagine 94

ISBN 88-7588-083-2

————————————————-

2 risposte a Inni alla Luce

  1. Grazia Bruschi ha detto:

    non sapevo che alberto scrivesse poesia. incantata

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.