Ore 10,15 d’un banale 18 febbraio. Pioggerellina un po’ troppo tiepida sui vetri del bus. Fra una fermata il capolinea. Io ci faccio caso, quando sul bus rimango da solo. Nessuna vecchietta con le prescrizioni della asl che spuntano dalla borsa. Nessuna badante dai capelli rosso rame fasullo. Nessun pensionato col giubbotto nuovo (da buona pensione) e l’apparecchio acustico nuovo anche lui, dietro le vetuste orecchie. Solo su questo bus, per un attimo penso che in realtà soli lo siamo sempre, dentro un corpo, unica pellaccia fornita dal beffardo magazziniere della vita. Ma se il bus fosse vuoto del tutto, senza di me, non sarebbe ancor più semplice e nitido l’assurdo d’ogni cosa? Al capolinea salgono alcuni esemplari dell’umanità dolente rilasciata in strada dalle porte della asl. Fine del momento di magica assenza, sono arrivato.
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Meta
Ho visto tutta la scena.
(anche io scendo al capolinea…)
Bella descrizione, Diego. Bravo.😊
a me piace tanto viaggiare in filobus; grazie cara L.