Era in disarmo, la vecchia osteria. I tavoli quasi tutti vuoti. Ero tornato speranzoso, per respirare certe sere giovani, esagerate, vagamente rive gauche. Nella sala semivuota, pochi tavoli da noi, un signore abbastanza dimesso. I capelli bianchi, lunghi, fanno sempre un po’ barbone. Poi, per fortuna, la chitarra. Non era un virtuoso, ma suonava con garbo, come se le mani ricordassero da sole. Un paio di vecchie melodie napoletane. Reginella e poi un’altra famosa pure lei. La farinata non era buona come ai tempi d’oro e peggio ancora il vino. Pazienza, la vecchia, modesta, dolce chitarra da osteria, passata per tante mani e appesa a un canto, aveva reso meno inutile la sera. Ora il posto è anche peggio. Un centro odontoiatrico che addrizza il sorriso, a rate e con lo sconto.
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In una città portuale!
c’è un collegamento, Sara carissima, fra gastronomia locale (farinata) e portualità, che di certo conosci