D’Ascola si è fatto meno glaciale, più propenso ad una garbata e composta tenerezza. Certo un uomo anziano è tutt’uno col suo vecchio orologio. Gettarlo via se si rompe è troppo simile a gettar se stesso dalla finestra del quarto piano. Evocativo, autentico, il richiamo allo sguardo notturno sulle vecchie lancette, verificando se l’anziana moglie respira (tutti i giorni son buoni, ma soprattutto le notti, dopo una certa età); poi lo scambio col vecchio orologiaio, quasi sia lui a prendersi in carico lo svanire. L’immagine del falco che torna al braccio è un bel sussulto d’ultima fierezza. Certo il tempo, l’enigma tutt’uno con l’esserci. Ma qui è il modo di raccontare, che voglio sottolineare.
Ho letto con vero piacere il racconto breve (ovviamente non ad alta voce….) Grazie!
Un buon esempio di scrittura ben cesellata, diciamo di stile. Grazie caro Luigi Maria, ovviamente ti si ascolta sempre volentieri…
Grazie di rimando gentile lettore. D’Ascola