Quale è il vero motore? La molla dolorosa, carica, del pupazzo, che si muove non perché lo vuole, ma perché il suo congegno interno lo obbliga. Per quanto l’educazione ci abitui all’idea d’esser padroni di noi stessi, quel sottile scarto, un piccolo continuo senso di smarrimento non ci lascia mai. Annegare nei colori, nei suoni di buona musica lieve, nel tepore del sole al tramonto. Vivere bene è saper sfuggire, anche solo il tempo di tre respiri, al sottile scarto fra noi e il nostro accadere. Oppure esserne radicalmente coscienti, e ridere, sul ciglio dell’abisso. Se non siamo, è insensato aver paura.
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notevole riflessione
si cerca di mettere insieme due righette che abbiano un minimo di senso, cara Grazia, nel mare di parole inutili dove ci tocca navigare