Lungo la variante le luci di quei parallelepipedi che sarebbero negozi, anzi sono negozi. Ma gonfiati, espansi, come incongrue scenografie posticce, come quei templi in cartone di un B movie. Nella variante, nel fiume di fari accesi, la nostra macchina, in fila con le altre. Nelle macchine, a coppie o esigue famigliole, le persone. Per la verità non sono persone, non siamo persone, siamo i potenziali clienti, i bersagli del target. Siamo tanti, ad aggirarci fra divani, chincaglierie, proposte di lavabi e mattonelle molto di tendenza. Le cose sono tante, e le cose normali ovviamente non possono esistere, si alterna il design concettuale, il lavabo reinterpretato da qualche crudele architetto, al design falso nostalgia, confettosa e tristissima allegria da casa di bambola finto irlandese. Le cose sono tante, e le persone sono tante, ma soli, a due a due, il corpo sociale è stato passato e ripassato al tritacarne d’un vivere senza legami, disperate allegre solitudini. Alla prima rotatoria si inverte la rotta, per fortuna domani si torna al lavoro (se ce l’hai ancora…)
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… io invece non ci torno…sono in partenza!
A presto!
buon viaggio, cara poetella
Grazie Diego…
Appena inserito un post, qui… sul treno!
Formattazione carente ma… tant’è. ..
E’vero, poi pero’quelle cose diventano “nostre”, si modellano sulla nostra vita, su chi siamo.
giusta osservazione, grazie
Diego gentile, a postilla di questo e dell’utile nota su Bataille di cui ti ringrazio, eccomi a suggerirti di leggere, sempre da Adelphi,
Cervelli di Gottfried Benn.
Tutto qui
Abbracci P.
grazie grande Pasquale, ed io consiglio anche agli altri lettori di queste mie righette di tenere in considerazione i tuoi suggerimenti