Sei luce d’accento, onda che si sfalda
ricamo della sabbia sulla bocca
dolcezza amorosa senza scampo,
colma di canto, vortice di terra,
fluire di lussuria e di sospiri.
Gettata l’àncora nel tuo vasto delta
umido affondo come uomo antico
annego nell’esplodere del bianco
sono goccia confusa col tuo mare.
(Mare, da A.G. Biuso, Un barlume di fasto, Ediz. Scrimm)
Cosa cerchiamo (*) nel piacere erotico? O meglio, perchè ci piace il piacere? Durante la sensazione del piacere non siamo in grado di descriverlo, o quantomeno di scriverlo (almeno chi ha ancora un antico pudore) per cui possiamo dirne dopo, raccontarlo. Alcuni poeti, come in questo caso, ci riescono con la potenza del verso e della metafora. In realtà non raccontiamo ma semplicemente diciamo: «ho provato quella sensazione lì, che di certo hai provato anche tu», quindi si rimanda alla ragionevole somiglianza dei corpi e delli apparati percettivi altrui. Detto questo, cosa cerchiamo? Secondo me cerchiamo soprattutto di non essere, cerchiamo di sfuggire alla tenaglia del sapere di esistere, per confluire nel fiume puro della sensazione, ed anche per fuggire da krònos, il tempo tiranno, per aiòn, il tempo sereno della totalità. Insomma, il piacere erotico è una forma di conoscenza, forse la più essenziale, giacchè ogni conoscenza vera ha sempre il sapore dell’abisso o dello spazio senza confini.
(*) piccola autoironia: laggasi «cercavamo»
Caro Diego, grazie per aver coniugato in questo modo il tempo e l’eros.
grazie a te, Alberto, il tuo libro è un piccolo gioiello letterario, che consiglio volentieri
ancora con quel “cercavamo”… ma dai!
cerchiamo, invece. E a oltranza!
si, ma con discrezione…
discrezione?
Cos’è?
io sono smodata!
Niente discrezione.
A oltranza e basta. Se no… niente. Meglio.
carissima, sicuramente tu sei molto più nello spirito della poesia dell’amico prof. Biuso, ed io invece inguaribilmente piccolo borghese, ma un piccione non puo’ fingersi aquila
Lessi una volta di un aquila che si ctedeva pollo… poi si riscopri’… e volò alto. ..
forse sono un’aquila pigra, in fondo, cara poetella, comunque mi garba che apprezzi la mia scrittura, alla fine
E a me garba che ti garbi…
;-)
Mi son perso qualcosa?
(Caro Alberto, lo vedi cosa mi combini con le tue poesie? Mi risvegli il Pan che dorme!)
«il Pan che dorme»: caro lector, sei elegante e colto nelle battute, complimenti
La poesia mi è piaciuta molto….
Per quanto riguarda l’asterisco concordo con poetella!
uno degli asterischi più discussi della storia del web
Sì, “risvegliare il Pan che dorme” è una bellissima battuta.
Grazie a lector e a mariella1953 per il loro apprezzamento.
Sono versi bellissimi,di sensuale e soave erotismo .Dovremmo sforzarci nel saper pensare e descrivere attimi così intensi,di sicuro ne trarremmo vantaggio nell’assaporare meglio tali istanti.
Buona giornata e grazie di questo bel post.